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Duchamp oltre la fotografia
Strategie dell'infrasottile
- ISBN: 978-88-6010-181-5
- Anno: 2017
- Pagine: 88
- Formato: 15,5 x 23 cm
- Illustrazioni: 25 b/n
- Prezzo: 16,00 €
Fin dagli esordi Duchamp ha intrecciato con la fotografia un rapporto fecondo che ha attraversato la sua opera a più livelli, caricando il medium di nuove potenzialità. Macchina che vede ma non sceglie, che preleva frammenti di realtà senza l’intervento diretto della mano dell’artista, l’apparecchio fotografico è del tutto congeniale alla poetica duchampiana dell’indifferenza e del non fare. Non a caso egli abbandona il disegno e la pittura più tradizionali – colpevoli di fermarsi al retinico, cioè a una sensorialità e quindi anche a una scelta dettata dal gusto – per abbracciare un’attitudine “infrasottile”, categoria che racchiude quanto sfugge alla percezione umana e che può essere colto unicamente con l’ausilio della materia grigia.
L’immagine – in primis quella fotografica – non è mai solo quello che è, né mostra solo ciò che rappresenta. Al contrario, è una porta su qualcos’altro, una breccia in quella quarta dimensione su cui Duchamp si arrovella senza requie: essa richiede allo spettatore un supplemento di attenzione, un secondo sguardo che non si fermi alle apparenze, dietro le quali, come nel gioco degli scacchi, un gambetto è in agguato. Sarebbe ingannevole, per esempio, considerare le numerose apparizioni fotografiche di Duchamp – la sua tonsura a stella immortalata da Man Ray, l’artista seduto a un tavolino e mentre cammina per strada nelle celebri immagini di Ugo Mulas, o ancora lo strabiliante Marcel Duchamp all’età di 85 anni – come tradizionali ritratti d’autore o di circostanza. Nascono invece dall’azione combinata di chi sta davanti e dietro la macchina fotografica, in un complesso gioco di rimandi dove le allusioni impalpabili eppure cruciali all’arte di Duchamp non lasciano dubbi sulla loro intenzionalità come opere.
Elio Grazioli documenta i casi in cui la fotografia e la riflessione su di essa fanno capolino nell’opera dell’artista e ne indaga le risonanze all’interno del sistema duchampiano. Un sistema in cui ciascun elemento entra a pieno titolo in una strategia complessiva che prescinde dalla diversità dei materiali e anticipa un modo di fare arte che è oggi fra i più diffusi: quello di non specializzarsi in un solo linguaggio ma di metterli tutti al servizio di un’idea.
- Note sull'autore
- Sommario
- Rassegna stampa
Elio Grazioli insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università e all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Dirige con Marco Belpoliti il semestrale monografico Riga, e con Riccardo Panattoni il semestrale di cultura visiva Imm’. Ha curato diversi volumi di Rosalind Krauss, tra cui: Teoria e storia della fotografia (1996), L’informe. Istruzioni per l’uso (2003), L’inconscio ottico (2008), ed è autore di Corpo e figura umana nella fotografia (1998), Arte e pubblicità (2001), La polvere nell’arte (2004) e Ugo Mulas (2010). Per Johan & Levi ha già pubblicato La collezione come forma d’arte (2012).
1. Fotografia e movimento
2. Il grande vetro
3. Tu m’
4. Moltiplicazioni, alter ego e doppi
5. Autoritratti e ritratti
6. Gli scacchi
7. L’infrasottile
8. Readymade e fotografia
9. Cosa, caso e sparizione
10. Dati…
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