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Marcel Duchamp
La vita a credito
- ISBN: 978-88-6010-002-3
- Anno: 2009
- Pagine: 608
- Formato: 15,5 x 23 cm
- Illustrazioni: 7 b/n
- Prezzo: 32,00 €
Dalla sua scomparsa nel 1968, l’influenza di Marcel Duchamp, «l’uomo più intelligente del xx secolo» nelle parole di André Breton, non ha smesso di imporsi nel paesaggio dell’arte contemporanea. Dal Futurismo al Cubismo, dal Dadaismo al Surrealismo, la sua arte si intreccia alle grandi avventure estetiche del Novecento senza mai ridursi a nessuna di esse.
Se Picasso insiste nel propugnare la figura dell’artista demiurgo, Duchamp, grazie all’invenzione del readymade, incarna invece il modello dell’artista contemporaneo ed è riconosciuto a partire dagli anni sessanta come fonte incontestabile di ispirazione da parte delle giovani generazioni di artisti.
Molto è stato scritto sulla sua opera, ma assai di meno sulla sua vita. Una vita che Duchamp costruisce al di fuori delle categorie correnti, non già come artista o anarchico ma, per riprendere un suo neologismo, come “anartista”. Eleganza distaccata, libertà di indifferenza, compenetrazione dei contrari – cui si aggiungono una costante rivendicazione della pigrizia e un disprezzo fisiologico per il denaro – diventano in lui gli strumenti originali di un modo inedito di porsi di fronte al mondo e alle cose. «Preferisco vivere, respirare piuttosto che lavorare.» Duchamp si è pronunciato spesso sulla propria vita con caustiche dichiarazioni che nel loro insieme delineano una personale economia di vita (ridurre i bisogni per essere davvero liberi) e una vera e propria arte di vivere.
La più bella opera di Marcel Duchamp, secondo Henri-Pierre Roché, era l’impiego del suo tempo. Da tale ipotesi prende le mosse il libro di Bernard Marcadé, dalla forte convinzione cioè che l’esame circostanziato della vita di Duchamp costituisca una via d’accesso privilegiata alla comprensione della sua arte. Definendo il readymade una sorta di appuntamento, egli stesso ci lascia intuire l’importanza degli eventi della vita quotidiana nell’ideazione delle proprie opere. Gli elementi biografici in gioco – incontri, amicizie, segreti, corrispondenze, relazioni amorose – non rappresentano soltanto il contorno aneddotico e marginale dell’opera, ma ne costituiscono, in quanto “biografemi”, le componenti fondamentali.
- Note sull'autore
- Sommario
- Rassegna stampa
- Approfondimenti
Bernard Marcadé è critico d’arte, curatore di mostre e professore di estetica e di storia dell’arte all’Ecole National Superior d’Arts de Paris-Cergy. Ha scritto numerosi saggi sull’arte contemporanea.
Prefazione di Achille Bonito Oliva
1. Figlio di notaio
2. Piano acquoso e riga difficile
3. «Deteorizzare» il Cubismo
4. Antinaturale e antisociale
5. Un nudo può scendere le scale?
6. Monaco
7. «Basta con la pittura, cercati un lavoro»
8. «Estendere le leggi della fisica»
9. Acqua & gas a tutti i piani
10. «Non vado a New York, me ne vado da Parigi»
11. New York, opera d’arte totale
12. Libertà di indifferenza
13. Concetto di niente
14. Victor alias Totor
15. Dada nell’aria
16. La madonna del bagno
17. Feste, facezie e libertinaggi su un fondale di guerra…
18. Tu m’
19. Chess maniac a Buenos Aires
20. Aria di Parigi
21. Société Anonyme, Inc.
22. Rrose Sélavy
23. «En 6 qu’habilla Rrose Sélavy»
24. Stone of Air
25. L’«incompiutezza definitiva» del Grande vetro
26. «Artista spretato» e «femme savante»
27. Mary
28. «Mi muovo nella piattezza»
29. Marcel Duchamp alias Marchand (du sel)
30. Morice & Maurice
31. La sposa e lo scapolo
32. Rosse est la vie
33. Sulla via della beatitudine
34. L’opera messa in scatola dal suo scapolo, anche
35. Vacanze nel passato
36. Abitante dell’infrasottile perdigiorno
37. Storie di valigie in tempi di guerra
38. «Disertore» a New York
39. «Chessing, lessoning, starting a few boxes, my usual life»
40. Maria
41. Nostra signora dei desideri
42. La morte di Mary
43. Oggetto-dardo
44. Teeny
45. «La posterità, questa bella carogna…»
46. «Respiratore» transatlantico
47. Anartista
48. L’artista di domani si darà alla macchia
49. Lasciar fare, lasciar dire…
50. «D’altronde sono sempre gli altri che muoiono»
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